DOMANDE FREQUENTI

Nei nostri uffici abbiamo numerosi UPS monofasi di piccola potenza, alcuni con batterie da 7Ah, altri con Battery Pack metallici ermeticamente chiusi. Ogni quanto sostituire queste batterie? Come risparmiare, soprattutto in presenza dei Battery Pack. E' necessario fare visite manutentive su questi UPS?

Quasi tutti gli UPS monofasi di piccola potenza (fino a 3000VA) utilizzano di base da 1 a 8 monoblocchi batteria 12V, 7Ah o 9Ah. Questi UPS dispongono normalmente di un test batteria manuale o automatico. A partire dalla fine del secondo anno eseguite questo test frequentemente. Una batteria inefficiente non consente l’intervento dell’UPS per la protezione dei vostri carichi e, poiché il carica batterie continua comunque a tenere la batteria in carica di mantenimento, le batterie possono tendere a gonfiarsi e l’eventuale fuori uscita di acido può compromettere altre parti dell’UPS con danni irreversibili.

In termini preventivi consigliamo la sostituzione di queste batterie ogni 3 anni. Su Ups con pochi monoblocchi si può provvedere facilmente alla sostituzione (ovviamente scollegando l’UPS dalla rete) e pertanto è sufficiente acquistare il necessario numero di monoblocchi e procedere alla loro sostituzione. Ricordate poi di smaltire queste batterie conferendole agli appositi punti comunali di raccolta o secondo altre procedure di legge. Per tutti gli UPS fino a 3000VA inclusi, è comunque preferibile, dopo 3-5 anni, approfittare della sostituzione delle batterie per effettuare un controllo generale dell’UPS e per la sua pulizia (la polvere è causa di importanti danneggiamenti), affidando questo lavoro ad un vicino centro assistenza multimarche. Per i gruppi monofasi di piccola potenza, fino a 3000VA non è necessario provvedere a controlli annuali con tecnici specializzati.

Alcuni avvisi: soprassedete dall’acquisto di batterie “imposte” dai costruttori di UPS. I centri multimarche possono fornire le migliori batterie a prezzi concorrenziali. Alcuni costruttori promuovono le “loro” batterie debitamente rimarcate o inserire in contenitori metallici ermetici (battery pack), che, come per i telefoni cellulari di un tempo, servono solo a nascondere la povertà del contenuto, affinché possa essere rivenduto a prezzi esorbitanti.  Nessun costruttore di UPS produce anche batterie e acquistando questi materiali “omologati”, facilmente reperibili sul mercato con i marchi originali, spenderete certamente molto più del dovuto. In quanto poi agli UPS con battery pack ermetici (da non confondere con i semplici cassetti batteria) ne sconsigliamo l’acquisto.

Sempre considerando gli ups di piccola potenza (fino a 3000/4000VA) è importantissimo che acquistiate questi prodotti da società che possono fornirvi la necessaria assistenza con laboratori di riparazione. Per queste potenze, per ovvi motivi, è assolutamente fuori luogo l’invio di tecnici riparatori presso i clienti, come alcune multinazionali propongono, solo perché non hanno laboratori di riparazione in Italia. Al momento dell’acquisto chiedete pertanto qual è il centro riparazioni più vicino; se non ve lo sanno dire comprate i vostri UPS altrove.

Buongiorno, abbiamo un gruppo di continuità da 15kVA. Mi è stato proposto l’acquisto di polveri per la neutralizzazione dell’acido solforico delle batterie in caso di versamenti. L’UPS ha batterie ermetiche. Devo per legge disporre di questo prodotto?

Il D.M. 20 del 24 gennaio 2011 emanato dal Ministero dell’Ambiente e pubblicato sulla G.U. No. 60 del 14 marzo 2011, prevede che gli utilizzatori di batterie dispongano di sostanze atte a neutralizzare l’azione dell’acido solforico che può versarsi dai vasi e dai monoblocchi delle batterie stesse. La norma si applica sia nel caso di batterie stazionarie in vaso aperto che di batterie ermetiche, non si applica alle batterie Ni-Cd.

Pertanto la norma è rivolta a tutti gli utilizzatori di ups, raddrizzatori e gruppi elettrogeni, oltre ad altri casi quali i carrelli elevatori, i magazzini che stoccano batterie, i trasportatori ed i centri di smaltimento delle batterie.

La norma prevede che, a prescindere dal numero di monoblocchi costituenti la batteria, deve essere stoccata una quantità di materiale neutralizzante sufficiente a rendere inerte la quantità di acido presente in due monoblocchi di detta batteria. E questo per ogni singola batteria di accumulatori. La quantità di acido va dichiarata dai costruttori di batterie o desunta dalla tabella al paragrafo 1.1.1 del Decreto Ministeriale. Tale paragrafo è quello che si applica ai sistemi di continuità e di conversione dell’energia.

La norma parla genericamente di elementi, non considerando la presenza di singoli monoblocchi composti da più elementi (2,3,6 elementi); in questi casi si deve ovviamente considerare la quantità di acido presente in due monoblocchi a prescindere dal numero degli elementi in ciascuno di essi contenuti.

Non dimentichi che la neutralizzazione di versamenti di acido solforico se si verifica all’interno dei quadri batteria e dei quadri elettrici non sempre consente l’uso di polveri. In questi casi è consigliato disporre anche di panni assorbenti.

Alleghiamo link con copia del Decreto Ministeriale (http://www.reteambiente.it/normativa/14727/).

Se richiesto Elettro provvede ad effettuare i calcoli per la determinazione della quantità di sostanza neutralizzante ed assorbente necessaria nei diversi casi.

Abbiamo fatto sostituire sul nostro UPS 33 monoblocchi batteria da 12V 40Ah. La ditta che ha provveduto alla sostituzione ci ha poi richiesto un importo di euro 300 per lo smaltimento. E’ corretto richiedere importi per questo servizio? Il tutto non è incluso nell’ eco-contributo che paghiamo al momento dell’acquisto della batteria?

E’ assolutamente scorretto. La raccolta e lo smaltimento degli accumulatori al piombo sono servizi gratuiti. La ditta che le ha fornito ed installato le batterie e che le ha chiesto i 300 euro, farà sicuramente intervenire, senza spesa, un’azienda autorizzata alla raccolta ed allo smaltimento di questo rifiuto e molto probabilmente percepirà da essa un compenso variabile al variare della quotazione del piombo sul mercato delle materie prime.

Un compenso può essere richiesto solo se durante la fase di carico delle batterie l’azienda di raccolta deve provvedere anche al facchinaggio, in quanto le batterie sono posizionate in luogo diverso dal punto di carico.

Inoltre alcune aziende richiedono un peso minimo per la raccolta: non intervengono per 2 o 3 monoblocchi (per questo ci sono i punti di raccolta comunali). Normalmente il peso minimo richiesto è di 150 Kg, ampiamente superato nel suo caso. Contatti lei direttamente gli smaltitori: ad esempio, ma non è l’unico, il Consorzio Cobat di Roma (www.cobat.it) che ha associati operativi in tutta Italia.

Devo acquistare un UPS da 40kVA. Mi è stata proposto un “Industrial UPS”. Mi potete definire le caratteristiche di un UPS industriale?

La sua domanda è quanto mai opportuna. E’ necessario un approfondimento di questa materia in quando sul mercato sono comparsi da qualche tempo prodotti che più “commercial” di così non si può, ma tutti presentati invariabilmente come “Industrial UPS”. Fortunatamente per il momento il tutto si limita a prodotti di importazione extra-CEE.

Possiamo rispondere alla domanda attraverso un confronto diretto con i prodotti standard. Le fornisco il link di un articolo che, come dice il titolo, affronta l’argomento: “The essential difference between commercial and industrial UPS systems” (http://www.pantechengr.com/_Assets/White-Papers/comm_vs_industrial.pdf). A pag. 2 può trovare un’approfondita tabella comparativa tra UPS standard (Commercial UPS) ed UPS industriali.

Non le riassumo il contenuto, ma, più in generale possiamo affermare che un UPS industriale è un prodotto che viene realizzato sulla base di specifiche tecniche presentate dal committente, specifiche che spesso si riconducono ad altre più particolareggiate, adottate in ambiti di ingegneria industriale od in settori specifici quali quello dell’Oil & Gas. Sono quindi prodotti custom o customizzabili.

Esistono però dei prodotti standard, cioè realizzati in serie, con alcune caratteristiche dei prodotti industriali, adatti pertanto a particolari utilizzi ed installazioni. Questi prodotti non sono tra di loro omogenei, nel senso che recepiscono ognuno, del prodotto industriale, diversi aspetti, non sempre gli stessi.

In generale: non estremizzano il contenimento delle dimensioni delle carpenterie (che hanno anche strutture più robuste, con rarissimi utilizzi di elementi plastici), contro gli agenti corrosivi dell’ambiente hanno verniciature protettive e rivestimenti protettivi anche sulle schede elettroniche che sono inoltre isolate, hanno filtri antipolvere, dispongono di trasformatore in uscita, utilizzano batterie con vita attesa estesa e curano gli aspetti di progetto che influiscono sulla vita attesa della batteria, sovradimensionano i componenti di potenza, hanno un’alta capacità di sovraccarico, dispongono di ingresso separato della rete di soccorso, di una diagnostica più elaborata, di un commutatore statico ad SCR sia sul lato by-pass che su quello inverter (non utilizzano quindi teleruttori sul lato inverter).

Al di là dei contenuti tecnici va anche considerata l’attitudine dell’azienda costruttrice ad essere valida fornitrice per la committenza industriale che ha, rispetto ad altre applicazioni, caratteristiche proprie, basti pensare alle modalità di installazione e del service post-vendita ed all’esigenza di training per il proprio personale. Pertanto non va sottovalutato il fatto che un UPS industriale deve essere fornito da aziende che hanno l’esperienza e la cultura per assolvere professionalmente a tutti i compiti che un’installazione industriale richiede. Questo senza nulla togliere agli UPS standard che richiedono altrettanta professionalità, ma con competenze che si focalizzano su altri elementi, quali, solo per fare un esempio, la comunicazione tra UPS e reti.